L’uso della catena sul cane è una pratica disumana

Troppi cani sono ancora confinati in catene, privati della libertà di movimento e del contatto con la natura e gli altri animali. Questa pratica crudele e disumana è ancora diffusa in molte aree rurali e in alcune zone urbane, nonostante sia vietata dalle leggi in molti paesi. Non si considera un comportamento grave quello di tenere un cane legato alla catena, e anche i veterinari pubblici che spesso accompagnano la polizia durante i controlli non indicano la catena come ostacolo al benessere degli animali e causa di sofferenza.

Legare un cane con la catena è una pratica sbagliata che priva l’animale della libertà di movimento e del contatto con la natura e gli altri animali. Questo tipo di confinamento può causare problemi di salute mentale e fisici, tra cui depressione, ansia e problemi articolari a causa della mancanza di esercizio fisico. Inoltre, i cani confinati in catene non possono svolgere il loro ruolo naturale di animali sociali, il che può portare a comportamenti aggressivi e distruttivi.

Per questo è importante che le leggi vengano rispettate e che i proprietari di cani siano educati sui pericoli del confinamento in catene e sull’importanza del benessere animale. Inoltre, le organizzazioni per la protezione degli animali dovrebbero continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica su questo argomento e aiutare i cani confinati in catene a trovare una casa amorevole e una vita migliore.

Un cane legato a catena è esposto a una serie di pericoli, non potendo scappare in caso di necessità. E’ importante sottolineare che un cane non deve vivere in una condizione di costante isolamento, senza poter avere contatti frequenti con altri cani o con le persone, senza possibilità di esplorare il territorio e di mettere in atto comportamenti naturali per la sua specie.

Per non parlare delle situazioni di rischio in cui si possono trovare, come incendi e inondazioni. Gli animali legati in queste situazioni non hanno alcuna possibilità di fuga e sono destinati a una morte atroce, preceduta da un periodo di grande sofferenza causato dalla percezione del pericolo e dall’impossibilità di fuggire.

Anche gli animali tenuti in recinti isolati, lontani dalle abitazioni, come spesso accade per i cani da caccia, sono esposti a questi rischi. Questa pratica dovrebbe essere considerata inaccettabile e potrebbe addirittura essere punita dalla legge (articolo 727 del Codice Penale), poiché viola le condizioni incompatibili con la natura degli animali.

La strada per garantire diritti equi agli animali è ancora lunga, nonostante gli sforzi e le leggi già in vigore. E’ decisamente importante continuare a denunciare le situazioni che non rispettano la legge e a lavorare per garantire che questi diritti vengano rispettati, in modo che gli animali vengano trattati con cura e rispetto.

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